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“ESPRIMITI SICCOME TI NUTRI.” (UMBERTO ECO)*

Chi mi segue credo abbia capito che – per me – sia la lingua italiana, sia una certa letteratura e poesia, rientrino nell’ambito della Bellezza universale da conoscere e preservare, perciò mi è impossibile non ricordare che nell’oggi di ottantanove anni fa nasceva un uomo dalla caratura intellettuale inestimabile, la cui fama mondiale rende grande l’italianità oltre confine: Umberto Eco, grande filosofo dal genio linguistico unico, il quale – andatosene nel 2016 – ci ha insegnato che non vi è alcuna supremazia culturale in grado di sciogliere tutti i perché e – persino – quei quesiti che essa stessa suggerisce.

Eco è impossibile da classificare, abile in qualunque disciplina intellettuale esistente, si districava agilmente tra filosofia e semiologia per passare dal giornalismo alla critica, docente nelle più importanti Università italiane, è stato anche saggista e scrittore di best-seller oltre che artefice di nuove istituzioni accademiche.

Da fine filosofo qual era, Umberto Eco sapeva e poteva permettersi di giocare con la cultura senza prendersi mai troppo sul serio, aveva uno stile geniale dallo sfondo “socratico” per cui accompagnava gli interlocutori o lettori ad addivenire una certa verità genuinamente, semplicemente col dialogo, mai precluso a chi non aveva conoscenza, solo assistendoli nel comprenderla autonomamente.

Eco, appassionato di cultura medievale, amava scrivere di mistero e di storie oscure realmente accadute o di leggende dai protagonisti storici realmente vissuti o inventati che rivestiva, tutti, di dibattiti filosofici ma – sempre – con quella sapiente ironia e fantasia che lo han reso unico nello stile e libero da schemi e correnti.

Ed è proprio la libertà di vedere le cose “altrimenti” che ci insegna Umberto Eco: colto a tal punto da ridere del sapere, ci educa all’importanza della cultura come fondamento che ci permette di vedere le cose con distacco, senza prendere nulla troppo seriamente, persino la stessa cultura; Eco resta uno dei più originali e sarcastici osservatori del nostro tempo che della Bellezza diceva: “è bello qualcosa che, se fosse nostro, ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro”.

“È, o è stato, per molti aspetti, un grande uomo. Ma proprio per questo è strano. Sono solo gli uomini piccoli che sembrano normali”. (da “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco)

*Il Titolo del Post è la Quarta Regola de “Le 40 regole per scrivere correttamente in italiano”, tratto da “La bustina di Minerva” di Umberto Eco – Bompiani